


Nell’ambito della giornata di “eSPORTiamo CULTURA”, il Comitato CSI di Modena ha presentato in conferenza stampa i due progetti che realizza all’interno della Casa Circondariale Sant’Anna di Modena e della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia. Per testimoniare le attività svolte all’interno di questo secondo istituto, venerdì 17 gennaio è stata allestita presso il Laboratorio Aperto la mostra fotografica dedicata al progetto “Il mio campo libero”. A curare l’esposizione, costituita da ventiquattro scatti in bianco e nero delle attività sportive svolte presso la struttura, sono stati i fotografi Diego Camola e Dante Farricella, che hanno seguito diversi dei progetti realizzati per raccontare attraverso le immagini l’impegno del Comitato a favore delle persone detenute e internate.
“Con la mostra fotografica abbiamo voluto raccontare attraverso la forza delle immagini – hanno spiegato Camola e Farricella – quello che è un vero e proprio momento di ‘evasione’ per le persone che partecipano alle attività organizzate dal CSI di Modena. Il potere dello sport è tanto grande da abbattere le mura del carcere, al punto che, appena si comincia a giocare a pallone, queste sembrano non esistere più e ci si sente su un qualsiasi campetto di quartiere. Questo è quello che abbiamo provato a comunicare con il nostro lavoro, l’enorme impatto che le attività sportive e ludiche possono avere sulla popolazione detenuta in termini di benessere fisico e psicologico”.
“La scelta di allestire una mostra fotografica che racconti le nostre attività all’interno del carcere nasce dalla volontà di comunicare all’esterno quello che da anni facciamo a favore della popolazione detenuta – ha ribadito Emanuela Maria Carta, Presidente del CSI di Modena rieletta durante l’assemblea tenutasi venerdì scorso – in collaborazione con l’amministrazione penitenziaria e il Comune di Castelfranco Emilia. Il nostro obiettivo è quello di favorire percorsi di rieducazione attraverso lo sport, incoraggiando lo spirito di squadra, l’allentamento delle tensioni e il rispetto condiviso delle regole del gioco, unendo i partecipanti all’attività verso un obiettivo comune. La collaborazione e la relazione positiva aiutano a superare diversità e barriere culturali, sviluppano l’ascolto e la cura dell’altro, spronano alla tolleranza, all’aiuto reciproco e all’adattamento, valori fondamentali per l’integrazione sociale e il riscatto personale, dentro e fuori dal carcere”.
Per esprimere il significato profondo della mostra e delle attività che sono rappresentate all’interno degli scatti, Camola e Farricella hanno scelto la citazione di una delle persone detenute interessate dal progetto, siglata GdR: “Qualunque persona può essere risocializzata, se viene inserita in una situazione appropriata, che miri al recupero e alla formazione, offrendo possibilità diverse a chi spesso è stati destinato solo alla criminalità dall’ambiente di provenienza”.