Buon Cammino, un’esperienza di crescita per ragazzi e ragazze immersi nella natura dell’Appennino modenese

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C’è un momento in cui i ragazzi e le ragazze spengono il telefono, lasciano i social nello zaino e si ritrovano immersi nel verde. È lì che accade qualcosa di straordinario, qualcosa che nessuno schermo potrà mai replicare: ci si guarda negli occhi, ci si ascolta davvero, si impara a misurarsi con se stessi, con se stesse, con gli altri e con le altre.
Il progetto “Buon Cammino – Io sono l’Altro” ha coinvolto fra luglio e settembre ragazzi e ragazze di età compresa tra i 12 e i 17 anni ed è stato pensato per offrire un’esperienza di crescita personale e collettiva immersi nella natura dell’Appennino modenese. I partecipanti, suddivisi in gruppi di quindici o venti persone, sono stati accompagnati da operatori e operatrici esperti, garantendo un ambiente sicuro e stimolante. Il progetto è stato promosso da CSI Modena Volontariato in collaborazione con il Comitato Territoriale di Modena del Centro Sportivo Italiano e reso possibile grazie al sostegno del Bando Personae 2024 della Fondazione di Modena.

Il progetto si è dato l’obiettivo di valorizzare la diversità dei gruppi, i quali hanno incluso adolescenti provenienti da contesti differenti, come società sportive, minori con disabilità o minori stranieri non accompagnati, favorendo l’incontro con l’Altro e la costruzione di relazioni autentiche.

Immersi nella natura, i ragazzi hanno riscoperto il senso del gruppo senza filtri digitali: solo la forza della condivisione e la concretezza di una fatica che diventa più leggera grazie al compagno o alla compagna accanto. Lo zaino come casa, i sentieri come maestri. Odori, colori, suoni: il fruscio delle foglie sotto i piedi si trasforma in un ritmo che aiuta a ritrovare il contatto con il sé e con il mondo.

Le giornate del progetto, ospitati nei rifugi del nostro Appennino, hanno intrecciato gioco, cammino con guide escursionistiche ambientali e attività condotte dagli istruttori e dalle istruttrici di CSI Modena Volontariato, e sono state arricchite da momenti guidati da psicologhe esperte. Un percorso fisico, ma anche e soprattutto una palestra di cittadinanza attiva per imparare a collaborare, sostenere chi è in difficoltà e costruire legami reali.

Il titolo stesso, “Io sono l’Altro”, richiama il verso di una canzone di Niccolò Fabi: siamo tutti parte di un “noi” capace di sviluppare empatia e responsabilità. È la base per una società più giusta, dove l’Umanità sia rispettata e i diritti universali non diventino privilegi di pochi. Una vera scuola di pace.

Un grande ringraziamento va a chi ha reso possibile questa esperienza: istruttrici e istruttori, società sportive, famiglie, associazioni, ma soprattutto ai ragazzi, che con i loro passi ci hanno ricordato che il futuro non è nel consenso online ma nelle relazioni autentiche ed è lì che – se si guarda con attenzione –  si può trovare la strada della felicità.

“Camminare è un’attività riconosciuta a pieno titolo fra le pratiche di riequilibrio psicosomatico – spiegano le psicologhe collaboratrici del progetto Buon Cammino Claudia Righetti ed Elena Cassano – in grado di armonizzare la parte corporea con quella psicologica. Nello specifico, ci permette di accedere ad una dimensione introspettiva usando la totalità del corpo ed influenza positivamente il nostro cervello. Unire l’attività del cammino all’immersione nella natura, significa riscoprire la nostra parte più profonda e, passo dopo passo, trasformare il movimento in un mantra, una meditazione. La mente inizia a fare silenzio, si ferma e si può sperimentare l’intensità dello stare qui ed ora.

Il camminare è però anche l’incontro dell’altro, sia esso compagno di viaggio o conoscenza casuale lungo il percorso. L’altro da noi diventa specchio per comprendere le nostre vulnerabilità e la nostra forza. A partire da queste premesse, nelle camminate con i giovani abbiamo introdotto attività ispirate al gioco per amplificare i benefici del cammino nella natura e sviluppare consapevolezza, gestione delle emozioni e capacità relazionali. Il gioco, soprattutto quello corporeo, attiva il cervello, riduce lo stress e ricorda che non siamo solo “teste pensanti”. Nei giochi cooperativi, il gruppo impara a collaborare verso obiettivi comuni, rafforzando il senso di ‘noi’, riducendo l’isolamento e stimolando l’alleanza”.

Fra le diverse realtà che hanno partecipato al progetto c’è Frignaut, associazione no profit composta da genitori di bambini e ragazzi con autismo e disturbo generalizzato dello sviluppo. “È stata un’esperienza davvero meravigliosa – commenta Alessandra Scorzoso, mamma di uno dei ragazzi che hanno preso parte a “Buon Cammino” – , mio figlio è partito e tornato con lo stesso grande sorriso e tanto mi basta. Non posso che ringraziare profondamente Giorgia Mezzacqui, Giorgia Forghieri e tutti gli educatori del CSI Modena che sono stati eccezionali, non avevano mai visto i nostri ragazzi ma è stato come se si conoscessero da una vita, li hanno fatti sentire davvero a proprio agio. Spero davvero che si possa ripetere in futuro un’esperienza di questo genere, si tratta di momenti che i ragazzi si ricorderanno a lungo”.

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