Gol da viaggio: la storia di Daniele

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Nel terzo racconto di ‘Bar Sport’ andiamo ad incontrare un protagonista del futsal: pronti a prendere aerei e treni per conoscere il suo percorso?

“Guardando la TV, mi accorgo che su Rai Sport è in corso una partita di calcio a 5 per ipovedenti, valida per il Mondiale”.

Maggio 2017, può partire da qui il nostro racconto: a Daniele Hammoud, 20 anni da compiere, si accende una lampadina. “Proprio così: tra me e me penso ‘Sarebbe bello poter far parte di quella Nazionale’ e, così, nel periodo estivo cerco informazioni riguardanti quel mondo e mi metto in contatto con alcune squadre”.

Fin da piccolo, Daniele coltiva la propria passione per il calcio.

I primi gol li fa nella squadra del Maranello, poi da ragazzino passa alla Spezzanese. Chi è ipovedente, però, ha qualche difficoltà a giocare in un rettangolo verde lungo un centinaio di metri e largo una sessantina. Quando il divertimento non è più quello dei tempi in cui il campo era più piccolo, Daniele decide che è il momento di mettere da parte le scarpette.

Daniele_Hammoud_CsiModena_BarSport

Estate 2017. I Tigers Cagliari gli danno la possibilità di svolgere un provino, ed ecco che ritorna il piacere di giocare. Cambiano solo le scarpette: non sono più quelle coi tacchetti, ma quelle per il futsal (o calcetto, per chi preferisce termini meno tecnici). Da Cagliari a… Cagliari. C’è un particolare rimasto nascosto, nelle prime righe. Era proprio il capoluogo sardo lo scenario di quella partita del Mondiale, decisiva per l’avvio della seconda vita pallonara del nostro protagonista. E pensare che la televisione di casa sua dista più di 600 chilometri dalla Sardegna…

“Una società seria e strutturata, che ha creduto in me fin da subito”.

Daniele sceglie ciò che lo fa stare bene, a costo di dover prendere l’aereo più o meno una volta al mese, cioè per tutte le partite ‘casalinghe’ (e qui servirebbero molte virgolette). La sua quotidianità, infatti, continua a scorrere in terra emiliana. Come lui, altri giocatori dei Tigers non vivono sull’isola: il club li segue settimanalmente, fornendo loro tutte le informazioni utili per poter arrivare pronti ai match di campionato. 

Nello stesso periodo non inizia solo il nuovo percorso del Daniele calciatore, ma anche quello del Daniele allenatore. Ha molta voglia di imparare ad… insegnare, proprio così: suona bene, no? La scuola calcio del Colombaro gli propone di affiancare i mister, c’è la possibilità di poter lavorare su due gruppi: lui non è spaventato dall’idea di passare quattro pomeriggi su cinque al campo, tutt’altro. E comunque le energie per giocare non gli mancano: il Cagliari ottiene il secondo posto in campionato e, a livello personale, c’è addirittura il titolo di capocannoniere. Chi ben comincia…

Il secondo anno da giocatore si preannuncia impegnativo, perché gli impegni si sommano. Tre sono le maglie: durante la settimana Daniele si diverte nel campionato del CSI di Modena con una squadra di amici, la Longobarda, mentre nel weekend viaggia per l’Italia coi Tigers.

E la terza? La terza maglia è di colore azzurro. Eh sì, le ottime prestazioni col club hanno come conseguenza una meritata convocazione per gli Europei, che si svolgono in Georgia nel dicembre 2018. “E’ una gran fortuna quella di poter girare il mondo coi compagni di Nazionale”. Daniele dice così, ma non si limita a fare il turista: nel suo primo torneo internazionale, dove gli azzurri vanno ad un passo dal bronzo, lui si toglie anche la soddisfazione di mettere a segno tre gol.

Il bello deve ancora venire.

Facciamo un salto di qualche mese e ci portiamo al 12 maggio 2019. E’ una domenica, i Tigers sfidano il Fano in una finale-scudetto che, secondo le previsioni, sembra molto indirizzata verso i marchigiani. Però c’è una storia la cui ultima pagina aspetta solo di essere scritta: è la storia di Daniele e del suo rapporto con la città di Cagliari. Il match che assegna il tricolore si gioca al PalaConi: il nome ci dice poco, ma per noi che siamo arrivati a questo punto del racconto è un palazzetto che già conosciamo. Quello del Mondiale seguito dalla TV di casa. E così, a due anni di distanza, nello stesso posto Daniele si laurea campione d’Italia e riporta a casa il premio di capocannoniere. Nel 3-1 che vale lo scudetto c’è anche il suo timbro.

Scritta l’ultima pagina (in bellissima calligrafia), è tempo di aprire una nuova storia. Con la maglia del Futsal Treviso.

“Mi trovo molto bene, è un bellissimo ambiente”.

Che, pur essendo a più di 200 chilometri da Modena, per Daniele è quasi dietro l’angolo. “Eh, diciamo così: rispetto alle due stagioni precedenti adesso mi basta partire con il treno alla domenica mattina, anziché dirigermi verso l’aeroporto già al sabato”. In Emilia-Romagna, ad oggi, non sono presenti squadre che partecipano al campionato di calcio a 5 per ipovedenti. Nessun problema, se sei un ‘pendolare del gol’. Cambia la location, ma le reti non calano. Il posto al Mondiale è guadagnato. Non un Mondiale dal divano, ma sul campo.

Turchia, dicembre 2019. “Un’esperienza davvero forte. Ripensando a questi primi tre anni da giocatore, direi che il Mondiale sia stato il punto più emozionante del percorso: è molto bello avere la possibilità di giocare contro nazionali provenienti da tutto il mondo, come ad esempio il Giappone o la Russia”.

Più che positivo il torneo del classe ‘97: se parliamo di gol, sono ben cinque quelli messi a segno sul parquet di Antalya. Niente male anche il piazzamento dell’Italia, quinta al mondo.

E l’avventura da mister? Continua. Dopo due anni di ‘apprendistato’, adesso Daniele allena un gruppo tutto suo: “Ho la fortuna di riuscire a conciliare i miei orari di lavoro con gli impegni al campo. La passione mi aiuta molto: sono certo che, per stare a contatto con bimbi di 6-7 anni, è fondamentale che l’allenatore provi piacere in quello che fa. L’unico modo per essere in sintonia con loro è proprio quello di divertirci insieme, solo così possiamo coinvolgerli”.

Per chiudere, un sogno.

“Al momento il calcio a 5 per ipovedenti, a differenza di quello per non vedenti, è fuori dalla lista degli sport paralimpici: ecco, partecipare ai Giochi non mi dispiacerebbe…”. 

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