Materica, progetto nato da un’idea della Commissione Danza del CSI di Modena in collaborazione con le scuole di danza affiliate, rinasce nel 2022 per portare la danza in palcoscenici culturali non convenzionali. Il progetto sperimentale del CSI di Modena di sconfinamento tra movimento e arte, che si propone di creare laboratori artistici esperienziali di performance di danza nei luoghi della cultura di Modena, questo week end ha presentato Temperance.
Sabato 19 e domenica 20 novembre sono stati otto, gli appuntamenti performativi di danza contemporanea con suggestioni legate ai temi più che mai attuali, della Giustizia e della Temperanza, all’interno della personale di Eva & Franco Mattes Most to Least Viewed a Palazzo Santa Margherita. L’evento concepito in collaborazione con il FMAV Fondazione Modena Arti Visive, in occasione del progetto Materica, ha viste coinvolte quattro scuole di danza del territorio con coreografie ispirate alle opere degli artisti. La temperanza, intesa come moderazione dei contenuti è uno di temi portati all’attenzione dagli artisti Eva e Franco Mattes, in questo senso Temperance intende dare corpo all’inclinazione alla ricerca della giusta misura.
“Materica è giunta alla sua terza collaborazione con Fmav. Questo terzo appuntamento ha dato l’occasione alla Fondazione a e alle direttrici e coreografe delle scuole di danza di stabilire un contatto ancora più profondo e di poter così restituire al pubblico attraverso la danza un approfondimento delle opere che sono in mostra. I ballerini sono entrati ormai all’interno di questi spazi e li hanno fatti propri attraverso il movimento, tanto che il pubblico è riuscito a percepire in maniera profonda il significato delle opere. Avere i ballerini così vicini crea nel pubblico una grandissima emozione. Il dialogo tra il corpo e l’opera d’arte, le istallazioni, l’interpretazione attraverso il movimento dei significati più nascosti e la contaminazione tra le 2 arti, ha dato vita ad una terza opera d’arte che il pubblico ha percepito e apprezzato tantissimo. Eva e Franco Mattes come artisti auspicavano potesse accadere un dialogo di questo tipo, tra il corpo fisico delle persone e il corpo della mostra”. Chiara Dall’Olio curatrice per Fmav
Marika Minghetti, responsabile commissione cultura, progetti per le scuole, danza ed eventi per il Centro Sportivo Italiano di Modena: “Difficile trovare una cornice più adatta per coniugare i quattro comparti di cui mi occupo per il CSI di Modena. La cultura per il nostro EPS è anche questo movimento generato dallo sconfinamento della performance di danza che dialoga con l’opera d’arte, esulando dai luoghi a cui è solitamente preposta, per approdare su palcoscenici altri; urbani e culturali. Questo permette al corpo dei ballerini che dialoga con le stesse opere d’arte, di invitare il pubblico ad un’esperienza immersiva unica. Generare movimento significa generare nuovi orizzonti culturali. Questo possiamo dire è l’obiettivo di Materica”.
La classe 1 B della scuola secondaria di 1 grado “A.Carducci” di Modena ha colto l’invito a partecipare a questo progetto multidisciplinare, che per la prima volta ha visto la partecipazione di una scolaresca. “Mi è piaciuto molto il fatto che con quest’esperienza, al di là della bellezza dello spettacolo in sé, abbiamo dato la possibilità ai ragazzi di interrogarsi sul concetto di arte. Non solo quadri e sculture ma anche musica, danza e istallazioni contemporanee. Materica ha offerto loro la possibilità di ampliare gli orizzonti”. Prof.ssa Michela Mascali, coordinatrice della classe 1 B delle scuole Carducci di Modena.
“Sono molto felice di aver accompagnato la classe prima B ad assistere alla performance di danza Temperance incentrata sulla mostra di Eva e Franco Mattes. È stata una sinergia tra arte visiva, suono e corpo in movimento. La tematica affrontata dagli artisti è stata veicolata dai ballerini in maniera diretta ed efficace. I ragazzi hanno percepito e interpretato alcuni movimenti a scatti della coreografia come robotizzati, in un certo senso pilotati. Così come il percorrere veloce del corpo di ballo davanti agli spettatori ha reso molto bene il concetto di flusso ininterrotto di immagini che Internet e i social network offrono e da cui non è facile sottrarsi. Gli studenti sono stati molto entusiasti di aver vissuto un’esperienza notevole di Arte contemporanea nella loro città. Un alunno, al rientro a scuola, ha infatti esclamato:”Prof, questa giornata la ricorderò perché è stata una delle esperienze più belle alle medie”.
Prof.ssa di Arte e Immagine, Giuliana Lioce. Scuola secondaria di primo grado “A.Carducci”.
“Quando si sale sul palco sempre bisogna andarci per raccontare qualcosa e per fortuna e per bellezza in questo momento siamo stati invitati a lavorare su di un pensiero e sulla creazione di un’opera di arte importante come quella di Eva e Franco Mattes. La cosa che ci ha lasciate stupefatte è stata il venire a conoscenza dell’esistenza di controllori in carne a ossa di contenuti condivisi sui social. Noi stesse siamo state censurate per un balletto fatto con una ballerina vestita color carne per esigenze coreografiche. Probabilmente molte volte questi “moderatori” censurano immagini e video utilizzando dei parametri che in realtà son ben lontani dal voler essere volgari. Abbiamo lavorato come se fossimo noi, corpo di ballo, questi controllori; impersonificando il loro essere spiazzati dalle immagini che vedono e la prepotenza con cui sono costretti a vivere la violenza e il dolore altrui. Abbiamo raccontato la censura facendo danzare una ragazza in abiti colo carne che è stata bloccata e vestita dal resto del gruppo, riflettendo sui contenuti, foto, pensieri intimi, che spesso senza troppa consapevolezza mettiamo nelle mani e negli occhi altrui. Altri, che possono non rispettare quello che siamo. Abbiamo inoltre lavorato sulla rete, sull’idea degli incastri tra le persone, su questo mondo sotterraneo in cui tutti noi siamo in relazione e reciprocamente condizionati, semplicemente perché siamo accanto al pensiero e alla visione dell’altro”.
Licia Baraldi, direttrice e coreografa per le scuole Tersicore per la Danza di Finale Emilia e Khorovodarte di Mirandola.
“Cos’è internet oggi? Ce lo siamo chieste e il punto di partenza è stata la nudità. L’essere senza veli, che rimanda allo stato primordiale dell’essenza umana e che abbiamo raccontato con le ballerine vestite color carne che piano piano durante la coreografia si sono vestite al passare di una ragazza, che per noi è il prototipo a cui tutti tendiamo. Stereotipo o modello molto spesso irraggiungibile al quale siamo spinti a somigliare, pena l’essere ritenuti non conformi. Abbiamo cercato di passare la sensazione di quanto internet può omologare la persona con il resto della società, perché spesso e volentieri diventiamo le copie di altri senza volerlo e senza esserne troppo consapevoli. C’è un momento in cui tutte le ragazze cercano di zittirne una affinché la voce fuori dal coro non arrivi. Questo è un gesto performativo per raccontare che spesso è internet che imposta gli stereotipi a cui dobbiamo sottostare per essere accettati e per esserlo bisogna essere come tutti gli altri. Bella sfida quella che ci ha lanciato anche questa volta il Csi, ovvero di rielaborare i contenuti di una mostra così attuale. Per di più, contenuti intellegibili visto che si parla di dati invisibili sommersi nella rete. La scelta della musica è stata fondamentale, perché con i brani scelti per la performance e il movimento abbinato, abbiamo tentato di far arrivare la suggestione dei dati che girano, e il momento in cui invece c’è un tilt, un blackout”. Sara Monari, coreografa per LaCapriola
“Ho cercato di mettere in scena alcune delle nostre personalità, perché ognuno di noi ha tanti lati che cerca di reprimere e nascondere. Le ballerine si sono esibite a coppie per rappresentare l’ambivalenza e il duplice volto di ciascuno di noi: da un lato la nostra parte sociale che si trucca davanti a favor di pubblico, pronta a farsi bella per gli altri. Mentre la ballerina alle spalle rappresentava una delle tante insicurezze che ci accomunano, ovvero il tormento che deriva da dubbi, incertezze, scarsa autostima, e che nasce dalla ricerca del consenso che vogliamo dagli altri. Tante volte si pubblica per avere l’approvazione degli altri, per aumentare i followers, così che ad un certo punto questo Io che ci tormenta sbava il rossetto alla compagna lanciando un messaggio molto forte: quello di provare ad essere, prima di mascherarsi per amalgamarsi e nascondersi tra il resto della gente. La coreografia termina con le ragazze tutte vestite uguali di nero, perché alla fine per le telecamere, per internet, per i social, i server, per il mondo che ci sorveglia siamo tutti la stessa cosa”. Nadia Trevisi coreografa per Backstage di Formigine
Con i ragazzi tramite laboratori coreografici da me condotti, abbiamo iniziato lavorando sul concetto di “nascosto”. Ci siamo concentrati su ciò che non vediamo e che è difficile comprendere e su quello che spesso non è come sembra. Ho cercato di spingerli a ragionare sul rapporto tra uomo e tecnologia, sull’impatto che questa ha su di noi e anche su alcune immagini riproducibili nello spazio che rappresentassero il flusso di informazioni continue che ci investono in connessione con le opere di Eva&Franco Mattes.
Abbiamo utilizzato un linguaggio tra danza contemporanea e danze urbane spaziando tra il gesto preciso e codificato e l’improvvisazione guidata. Questo approccio è tipico del mio lavoro e aiuta a far uscire non solo la personalità del singolo danzatore ma anche a restituire una forte coesione tra i performer con background differenti. È stato un progetto impegnativo ma molto stimolante”.
Elisa Balugani coreografa per Spazioricerca17 e LaCapriola